Settimane fa il Caffè ha scritto che il nuovo Consiglio di Stato sembra chiuso in un sarcofago e che l’ultimo vero progetto politico presentato in Ticino è stato il Libro Bianco del 1998, mentre ora c’è il vuoto. Forse è per questo che a Bellinzona si stanno agitando per avere accesso alle carte e ai documenti personali che, quando ho lasciato il Consiglio di Stato, ho portato con me. C’era anche il Libro Bianco.

“Sono spariti gli ultimi 12 anni di archivio della Direzione del DFE” è stato detto alla stampa. Ma non c’è un archivio della Direzione del DFE: non c’era nell’aprile del 1995, non c’era nell’aprile del 2007.

Ricordo un episodio accaduto proprio nel 1995, nei primi giorni in cui ero stata eletta in Consiglio di Stato. Chiesi al più alto funzionario del DFE di allora di portarmi l’incarto di Direzione sulla Monteforno. Mi consegnò sulla scrivania una mappetta di plastica gialla con un ritaglio di giornale. Nient’altro.
Ma è acqua passata. Torniamo al presente. Quanto segue lo hanno tenuto nascosto alla conferenza stampa di martedì 26 febbraio. Le mezze verità sono le più grandi bugie.

A ben otto mesi dalla mia mancata rielezione, con lettera datata 4 dicembre 2007, pervenutami l’8, il Consiglio di Stato mi ha scritto di essersi accorto che, quando ho lasciato Palazzo, ho portato con me l’archivio personale. Questo, ha aggiunto l’Esecutivo, “pregiudica la necessaria continuità e il coordinamento” delle attività del DFE, dell’Amministrazione cantonale e del Governo stesso. Per questa ragione, “ci vediamo costretti a chiederle di restituire al più presto al Cantone tutti gli incarti asportati nella loro integralità”.

È proprio vero che nulla uccide più del ridicolo. Otto mesi dopo l’insediamento, si accorgono che quando me ne sono andata ho lasciato l’ufficio vuoto e pulito, esattamente come l’avevo trovato nell’aprile 1995. È una regola della buona educazione, alla quale mi sono sempre attenuta. L’ho applicata anche a Palazzo.
L’archivio personale, creato da me ad hoc, contiene, in numerose scatole, biglietti privati ricevuti per le feste natalizie da cittadini e amici (sono alcune migliaia), biglietti di auguri e di sostegno ricevuti quando ero degente in ospedale o alla fine della legislatura, ma anche anni addietro, ad esempio quando è nato mio figlio Giacomo. Ci sono poi tutti i miei discorsi pubblici, relazioni, conferenze, saluti, interventi in Gran Consiglio e nelle commissioni parlamentari e in altri consessi, interviste scritte, appunti per quelle verbali, e le relative bozze con le mie annotazioni, correzioni, modifiche. Sono migliaia di fogli catalogati in alcune centinaia di scatole. Inoltre vi sono carte, lettere, annotazioni pertinenti alla mia attività nei consessi in cui sono stata nominata ad personam, carte inerenti all’attività del PLRT e ai rapporti con il PLRT e con il partito nazionale. Infine copie di incarti da me studiati ed elaborati, con chiose, annotazioni, note d’incarto personali, commenti, bozze di messaggi da me annotate a mano, tutti gli appunti personali su documenti diversi dell’attività governativa.

Siccome i dossier e le carte di rilevanza per le attività dello Stato sono tutti in possesso dei servizi dipartimentali competenti, in quanto da me regolarmente trasmessi (a volte anche con copia ai colleghi di governo), se ne deve concludere che vi sia una forte curiosità verso tutto il resto.

Dubito però che lo Stato non possa svolgere le sue funzioni di servizio pubblico senza mettere il naso nei biglietti di auguri natalizi indirizzati a Marina Masoni o nelle lettere di sostegno manifestatomi da amici e cittadini. Qui siamo davvero ai limiti del voyeurismo (e forse oltre).

Siccome tuttavia non ho nulla da nascondere, ma – visti i precedenti – non ho fiducia alcuna, anche a tutela di chi mi ha scritto ho messo tutto quanto (con domanda di sigillare l’intero archivio) a disposizione del Tribunale cantonale amministrativo, affinché il Governo facesse sapere quali documenti non reperiti presso i servizi dipartimentali aveva bisogno e concordasse le modalità di accesso e trasmissione. Ho risposto per iscritto al Governo in questo senso. Il presidente del Tribunale ha subito contattato la presidente del Consiglio di Stato per operare come detto. Poi il 13 dicembre ha scritto al Consiglio di Stato proponendo un incontro per l’inizio di gennaio del 2008. Dal Governo non si sono più fatti vivi. Pubblico qui in pdf lo scambio di corrispondenza, a comprova di quanto sopra.
Se posso essere d’aiuto nel far uscire qualcosa dal sarcofago governativo, sono ben volentieri a disposizione. Conservo ancora qualche copia del Libro Bianco. Spero però che per il presente e il futuro del Ticino non servano le bozze dei miei discorsi né i biglietti personali con gli auguri di Natale: vorrei tenerli per me.

Marina Masoni
29 febbraio 2008

Pubblicato il: 29/02/2008