In Ticino è giunto il momento di rilanciare la politica fiscale a sostegno dei redditi delle persone, degli investimenti da parte delle aziende esistenti e dell’insediamento di nuove imprese. Il rapido annullamento della situazione deficitaria delle finanze del Cantone attuato dal 2005 in poi riapre gli spazi di manovra che erano stati provvisoriamente chiusi dagli scriteriati aumenti di spesa nel periodo compreso fra il 2001 e il 2004. L’occasione è data dalla prossima votazione sull’iniziativa popolare della Lega dei ticinesi intitolata “Per una politica fiscale più vicina alla gente”.

La stampa ha già informato in modo dettagliato sull’andamento delle finanze cantonali. Da un deficit d’esercizio di quasi 300 milioni di franchi nel 2004 i conti del Cantone hanno raggiunto di fatto il pareggio nel 2007. Il disavanzo comunicato per l’anno scorso è di 31 milioni di franchi, ma l’estrema prudenza con cui sono stati valutati i gettiti fiscali sia del 2006, sia del 2007 ci dice che i conti sono non solo in pareggio, ma in zona positiva. Questo tuttavia potrà essere confermato ufficialmente solo quando saranno quantificate nei prossimi mesi e anni le rivalutazioni dei gettiti 2006 e 2007.

Oltre il dato in sé del 2007, conta la tendenza riscontrata negli ultimi anni. Ed è una tendenza positiva verso un rapido risanamento. A condizione, naturalmente, che il controllo della spesa pubblica attuato dopo il 2004 venga mantenuto.

Le prospettive economiche dei prossimi anni richiedono nuove riforme per sostenere i redditi e le attività economiche. Vi sono nubi all’orizzonte anche delle economie europee; la Svizzera e il Ticino subiranno un rallentamento della crescita. Occorre quindi completare rapidamente il risanamento delle finanze pubbliche (fattibile limitando l’aumento delle uscite, senza smantellare servizi e prestazioni essenziali, e introducendo in seguito la legge sul freno alla spesa per evitare nuovi dissesti) e rilanciare, come detto, le riforme fiscali. La competizione fiscale tra Cantoni e regioni si rafforza: chi si ferma perde posizioni e attrattiva; chi addirittura aumenta le imposte alle imprese spinge verso il declino tutto il Paese. In Italia il nuovo governo di centro-destra promette una fiscalità meno pesante. Il Ticino non può in alcun caso stare a guardare. Ridurre l’imposta sugli utili delle persone giuridiche è necessario.

Il Governo e il Parlamento hanno compiuto un errore opponendo un no dogmatico all’iniziativa popolare per una nuova diminuzione delle imposte. Sarebbe stata auspicabile l’elaborazione di un controprogetto, per dare maggiore incisività agli sgravi fiscali in favore dei redditi medi e delle persone sole e per offrire agli elettori una scelta diversificata. Le fatture politiche che il PLRT deve ancora saldare a beneficio del PS hanno però impedito l’apertura di un dibattito libero da dogmi e veti in materia.

Ora l’alternativa è fra la diminuzione delle imposte proposta dall’iniziativa e l’aumento delle imposte annunciato dal Consiglio di Stato nel Piano finanziario. Non vi è dubbio alcuno su quale sia la scelta più opportuna: l’iniziativa. La miope impostazione del Piano finanziario e la chiusura dogmatica di Governo e Parlamento a qualsiasi ipotesi di controprogetto offrono maggiori possibilità di riuscita all’iniziativa, pur con le sue pecche.

In questi ultimi anni numerosi Cantoni hanno varato riforme fiscali che hanno diminuito le imposte sia alle persone fisiche, sia alle persone giuridiche. Per salvaguardare e aumentare il reddito disponibile dei cittadini e la loro autonomia economico-finanziaria e per migliorare la concorrenzialità fiscale del Ticino, quale luogo di insediamento e di sviluppo di attività economiche che creano lavoro, occorre quindi una nuova riforma fiscale.

Con quali contenuti? Sarebbero auspicabili una riduzione delle aliquote d’imposta sul reddito delle persone fisiche per le categorie di reddito medie (persone sole e famiglie); un aumento della deduzione per doppia attività lucrativa dei coniugi, in modo da considerare meglio le esigenze delle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano; una diminuzione dell’aliquota d’imposta sull’utile delle persone giuridiche dal 9% al 7,5%; infine l’attenuazione della doppia imposizione economica (utili d’impresa e dividendi distribuiti) con ripresa, nella legge tributaria cantonale, della soluzione applicata a livello federale (e approvata dalla maggioranza dei votanti anche in Ticino). Un controprogetto all’iniziativa della Lega avrebbe potuto avere contenuti di questo genere. La chiusura totale dimostrata dal Governo e dal Parlamento non offre possibilità di scelta ai cittadini. Per questo occorre dire sì all’iniziativa della Lega (che taglia linearmente le aliquote) anche per dire no fin d’ora agli aumenti d’imposte annunciati dal Consiglio di Stato.

Marina Masoni
24 aprile 2008

Pubblicato il: 24/04/2008