La crisi economica innescata dal crollo del mercato immobiliare negli Stati Uniti ha fatto sprofondare anche le economie europee in una recessione molto dura. La Svizzera, come ha rilevato l’OCSE nella sua più recente analisi sul nostro Paese, ha affrontato meglio e con meno danni questo quadro generale molto negativo. Ciò non toglie che anche in Svizzera il PIL abbia segnato tassi di decrescita che non conoscevamo perlomeno dalla crisi di metà anni Settanta. Quanto alle conseguenze sul mercato del lavoro, la fattura non è ancora giunta tutta: quest’anno saremo messi a confronto con un preoccupante aumento della disoccupazione.

La fiducia di molti cittadini e di molti imprenditori è scesa a livelli preoccupanti. L’atteggiamento verso le autorità politiche e soprattutto verso il Consiglio federale è fortemente critico. Alle difficoltà economiche si sono sommate vicende che hanno scalfito in profondità l’immagine e la credibilità del Governo. L’elenco è noto: non è necessario riproporlo, se non per menzionare il fatto più serio: il cedimento davanti alle pressioni statunitensi sul segreto bancario, un cedimento che ha portato a violare la legalità e le competenze decisionali, almeno in base a quanto ha sentenziato il Tribunale amministrativo federale. Certo, decidere in quel frangente, davanti al rischio di un fallimento della maggiore banca del Paese, non era facile. Il Consiglio federale ha tuttavia sbagliato nel non assumersi la responsabilità di quelle decisioni e nel delegarle ad altre istanze legalmente non competenti. Con quali danni, ce lo diranno solo i prossimi mesi.

Nel giudicare queste e altre défaillance, molti analisti hanno puntato l’indice sulle lacune comunicative del Consiglio federale. L’Esecutivo non sa comunicare, è stato sostenuto. Ma siamo sicuri che sia questo il vero problema? Il dubbio è più che lecito. Decisioni e scelte politiche forti, efficaci, credibili, adottate correttamente, per quanto male comunicate non creano sfiducia e non fanno crollare la credibilità e l’immagine di un governo. La sostanza, se veramente c’è e se risponde ai problemi del Paese e alle attese o inquietudini dei cittadini, prevale e si impone sulla confezione esterna, cioè su eventuali errori comunicativi.

Se per contro nel Paese si registra un crollo di immagine e di considerazione dell’autorità come quello che abbiamo riscontrato in questo periodo, ciò può essere spiegato solo con carenze di contenuto delle decisioni politiche, con gravi difficoltà nell’affrontare i problemi che la situazione ha posto e pone al Governo federale.

È un problema non di forma, ma di sostanza. L’Esecutivo non ha convinto non perché non abbia saputo comunicare, ma perché non ha saputo governare adeguatamente le emergenze. Non era per niente facile, ma questo non deve portarci a chiudere gli occhi. La ricerca dei rimedi non va quindi affidata agli esperti di comunicazione, ma è compito primario di chi governa. E probabilmente presuppone un esame critico del nostro attuale sistema di governo, che sta mostrando in modo sempre più evidente le sue lacune.

Marina Masoni
gennaio 2010

Pubblicato il: 18/01/2010