La nostra assemblea si svolge finalmente di nuovo in presenza, dopo tre anni. L’ultima assemblea in cui ci siamo ritrovati di persona è stata quella del 2019. C’è un mondo che ci separa da quel momento.

Abbiamo alle spalle più di due anni orribili, anni da dimenticare; per tornare al più presto alla normalità, alla stabilità, alle certezze.

Ma davvero è così?

Per molti versi sono stati e sono tuttora anni orribili: la pandemia ha messo a repentaglio e portato via tante vite; ha messo a repentaglio e portato via tante delle nostre libertà. E quando finalmente ci sembrava di poter uscire da questo tunnel, è iniziata la guerra, con l’aggressione di uno stato sovrano in territorio europeo senza alcuna giustificazione plausibile. Questa guerra ha interrotto bruscamente la lunga pace europea, minaccia e si porta via molte vite, e minaccia i sistemi delle nostre liberaldemocrazie con tanto di ricatto nucleare.

Sono quindi anni orribili, da superare, ma non per questo sono anni da dimenticare. Anzi. Ricordiamo che è proprio grazie alla libertà – soprattutto alla libertà di ricerca che ha permesso la scoperta del vaccino e poi alla libertà economica che ne ha permesso la produzione in tempi brevi – che stiamo pian piano uscendo e usciremo dalla pandemia. La pandemia ci ha fatto toccare con mano la fragilità della libertà, ma ci ha pure dimostrato che questa fragilissima libertà è il fondamento della nostra forza. E la guerra ci sta dando una dimostrazione analoga; a caro prezzo, a carissimo prezzo, ma speriamo almeno a lieto fine.

E che dire del ritorno alla normalità, alla stabilità, alle certezze? Tutti noi sogniamo un ritorno alla normalità, ma sarà possibile solo se teniamo ben presente un’altra semplice verità che la pandemia e la guerra ci hanno richiamato: la normalità è l’instabilità, la normalità è l’incertezza. L’instabilità e l’incertezza sono intrinseche all’esistenza, all’attività umana, all’attività economica. Alcuni di noi le amano, alcuni noi non le amano per nulla, ne sono inquietati e preoccupati. L’importante è che tutti siamo consapevoli che sono una realtà con la quale dobbiamo fare i conti. Dobbiamo lavorare e trovare modalità comuni per affrontarle, per arginarne la portata, ma non possiamo eliminarle. E’ una consapevolezza che ci auguriamo raggiunga anche il mondo politico.

In passato (e proprio nell’ultima assemblea del 2019) ci siamo occupati di questo tema in modo approfondito e non vogliamo riprenderlo oggi. Constatiamo però che durante la pandemia il nostro settore ha dimostrato concretamente di essere uno dei meglio attrezzati a muoversi in questa modalità di incertezza permanente e instabilità crescente. Anche in questa occasione, la moda ha dimostrato la sua disponibilità al cambiamento, la sua capacità di adattamento. Molte delle nostre aziende hanno faticato e sofferto, molte hanno temuto per la propria esistenza, qualcuna ha purtroppo dovuto gettare la spugna. Ma il settore è ancora qui, vivo, dinamico, pronto alle cosiddette nuove sfide (che per finire assomigliano incredibilmente a quelle vecchie): ben attrezzato con solidità e flessibilità, competenze e creatività.

E la nostra associazione è qui con voi. Anche noi abbiamo lavorato molto: e se la fatica di Sisifo sulle condizioni di sistema ha portato risultati modesti, soprattutto in termini di contenimento dei danni, l’impegno sull’offerta formativa ha ottenuto un buon risultato: stasera festeggeremo i 7 diplomati del nostro primo Master completo. Un progetto che ha dovuto affrontare, come voi, difficoltà inattese, ma che siamo riusciti a portare a termine con successo. Un cantiere riuscito, sul quale stiamo costruendo, con SUPSI, il prossimo Master che inizierà in gennaio. Vedete che per noi, come per ognuno di voi, un risultato non è un cuscinetto su cui ci vogliamo adagiare, ma un punto di partenza per il prossimo traguardo.

Come le vostre aziende e come voi, non abbiamo alcuna garanzia o certezza di raggiungerlo, e nemmeno la chiediamo, ma partiamo ben attrezzati.

 

MM / 17.05.2022

Pubblicato il: 18/05/2022