Bellinzona è la prima città ad essere governata da un Municipio a maggioranza socialista. Il terremoto elettorale del 2012 (ma ormai i terremoti stanno diventando la normalità) è arrivato dopo la stagione dei contrasti interni che hanno messo in ginocchio la sezione del PLR. È cambiata la capitale? Non si direbbe. Due anni non sono molti per dare concretezza alle idee di rinnovamento e una marcia in più ad una città che ha alcune carte da giocare. Ma la svolta non c’è stata, non appare, non è misurabile. Bellinzona continua così a vivere il suo eterno paradosso: ha sul proprio territorio un patrimonio storico-architettonico (i tre magnifici castelli) unico al mondo, ma non riesce a trasformare questo patrimonio inestimabile in un fattore di forte attrazione, in un motore di crescita e benessere, nonostante gli investimenti fatti e il riconoscimento dell’Unesco. La prima parte della legislatura è stata consumata nel faticoso esercizio di riportare i conti pubblici sui binari della sostenibilità. Anche il PS, quando ha in mano le redini del comando, avverte questa esigenza. Ma la meta è lontana. Si prospettano disavanzi molto pesanti, investimenti ambiziosi e un aumento preoccupante del debito pubblico, pur essendo il moltiplicatore d’imposta già a livelli elevati (95%; il dato aritmetico supera il 100%). In queste condizioni è difficile fare politica attiva (e finanziare i servizi esistenti). Bellinzona ha un asso da giocare: l’Istituto di ricerca in biomedicina. La popolazione ha dato un sostegno corale. La Città fin qui ha agito bene. Occorre proseguire.

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Marina Masoni / 03.04.2014

Riflessione apparsa sul Corriere del Ticino l’11 aprile 2014 nel servizio “Viaggio nelle Città” dedicato a Bellinzona

Pubblicato il: 03/04/2014