La frontiera ha fatto la storia, le fortune e anche i guai di Chiasso. Paradossalmente, anche nell’Europa che si è maggiormente unita, ridimensionando il ruolo e il peso delle barriere statali, il confine condiziona molto la situazione e le potenzialità del Comune. Rischi e opportunità. Il cittadino oggi sente molto di più i rischi: lo ha detto, lo ha urlato, il 9 febbraio con il voto sull’immigrazione: una barriera abbassata sulla libera circolazione. Una parte del mondo politico, economico, culturale vede invece di più le opportunità e lavora quotidianamente, con impegno e creatività, per trasformarle in realtà. Gli amministratori di una cittadina come Chiasso si trovano ad operare oggi tra questi due fuochi, in un contesto non ideale: pensiamo alle tensioni politiche derivanti dall’esclusione del PPD dal Municipio nelle elezioni di due anni fa, o alla difficile situazione delle finanze comunali a causa soprattutto delle ripercussioni della crisi bancaria sul gettito fiscale (e anche, va pur detto, dei riversamenti di oneri dal Cantone). Può essere percepito come un luogo comune dire che, soprattutto in contingenze come queste, Esecutivo e Legislativo, senza reprimere né svuotare la necessaria dialettica, dovrebbero puntare ad un’azione molto più collegiale. Collegialità interna, prima di tutto, al Municipio, ma anche tra Municipio e Consiglio comunale. Litigare su un confine che ora spaventa e preme sul mercato del lavoro è pericoloso: si rischia di perdere i treni del futuro. La battaglia attorno al Trenhotel è un bel simbolo della Chiasso odierna.

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Marina Masoni / 04.04.2014

Riflessione apparsa sul Corriere del Ticino il 22 aprile 2014 nel servizio “Viaggio nelle Città” dedicato a Chiasso

Pubblicato il: 04/04/2014