È stata presentata ufficialmente a Bellinzona l’iniziativa popolare che propone di introdurre nella Costituzione cantonale unanorma tesa a garantire il nostro modello di società aperta in un’Europa confrontata con la crescente presenza di usi e costumi portati dall’immigrazione di cultura e fede islamiche. L’iniziativa chiede che nei luoghi pubblici e negli spazi aperti al pubblico tutte le persone si muovano e si mostrino a viso aperto, e non celate dietro indumenti come il burqa e il niqab. È una di quelle proposte che in una società libera non si vorrebbero mai dover fare: vi sono tuttavia momenti, circostanze, mutamenti che, proprio a tutela delle nostre libertà così faticosamente conquistate nel corso dei secoli, rendono necessario un passo del genere. Per questo ho accettato ben volentieri la richiesta del suo ideatore Giorgio Ghiringhelli di entrare a far parte del comitato promotore insieme con Iris Canonica, Olga Cippà, Lorenzo Quadri, Edo Pellegrini, Alberto Siccardi, Leda Soldati e Roberta Soldati, persone di idee, convinzioni e orientamento politico molto diversi accomunate dalla preoccupazione di evitare che il nostro Paese sia confrontato con un regresso oscurantista nella posizione sociale delle donne. L’iniziativa ha due obiettivi politici fondamentali: a) salvaguardare la libertà della donna contro imposizioni pubbliche dettate da prescrizioni di natura religiosa o di qualunque altra matrice; b) contribuire a che l’arrivo di culture diverse nella nostra società si realizzi nel segno della libertà e dell’apertura (integrazione) e non in quello dell’imposizione, della sottomissione della persona e della chiusura; nel segno del rispetto e della tolleranza, non in quello della diffidenza verso le nostre libertà e dell’intolleranza. Il burqa e il niqab non sono semplici simboli religiosi (e v’è, anche e soprattutto tra i musulmani moderati, chi contesta che siano tali): sono strumenti di subordinazione della persona ad altre persone. La nostra società è invece fondata sulla pari dignità delle persone. Quanto alle argomentazioni sulla sicurezza pubblica che militano per il viso aperto negli spazi pubblici, esse sono talmente evidenti da non richiedere aggiunte. Gli scettici e i contrari fanno valere che il problema del burqa e del niqab è inesistente in Ticino e in Svizzera. Detto che, nel campo dei diritti individuali, anche un solo caso pone il problema, non possiamo ignorare quanto avviene nel nostro continente, culla dello Stato liberaldemocratico e della società aperta: il burqa e il niqab sono ben presenti in Europa e vi portano il modello della società chiusa. Le nostre frontiere non sono chiuse, ma aperte. Teniamo gli occhi aperti sulle chiusure altrui.

Marina Masoni
marzo 2011

Pubblicato il: 10/03/2011