Segnali poco rassicuranti dal mercato immobiliare. Da almeno due anni la Banca nazionale svizzera mette in guardia contro l’eccessiva lievitazione dei valori di edifici e terreni e il conseguente rischio di un loro crollo. In Ticino è suonato un primo campanello d’allarme. Nel primo trimestre di quest’anno (gennaio-marzo) il numero e il valore delle compravendite immobiliari ha subito una forte contrazione rispetto allo stesso periodo del 2013. I dati pubblicati dall’Ufficio cantonale di statistica il 26 giugno scorso sono questi: transazioni -20,7%, valore totale delle transazioni -21,7%. Il 2013 era stato un anno effervescente per l’immobiliare in Ticino: le compravendite di proprietà per piani, case e terreni non edificati avevano superato per la prima volta il valore di 4 miliardi di franchi. La progressione è stata impressionante negli ultimi dieci anni. Mentre il numero delle transazioni è rimasto sostanzialmente immutato (5’153 nel 2003; 5’207 nel 2013), il valore è quasi raddoppiato: da 2,3 miliardi di franchi a 4,1 miliardi. Senza dubbio si può parlare di surriscaldamento del mercato. L’inizio del 2014 segna dunque una svolta. Il passo indietro è lungo, significativo. Bisognerà vedere se sarà seguito da altri passi nella medesima direzione oppure no. È però comunque un campanello d’allarme. La mente corre a quanto era successo un quarto di secolo fa, quando il nostro Paese dovette fare i conti con un vero e proprio tonfo del mercato immobiliare. Nella seconda metà degli anni Ottanta il valore delle transazioni si era impennato e aveva raggiunto i 3,7 miliardi di franchi nel 1989 in Ticino. L’anno successivo era precipitato a 1,6 miliardi di franchi, con il 39% in meno di transazioni. Lo scenario oggi è diverso. Ma forse le insidie sono maggiori. Senza dubbio i tassi di interesse tenuti molto bassi molto a lungo hanno incentivato l’attività. Molte famiglie hanno acquistato una casa d’abitazione, sono stati fatti anche molti grandi investimenti in opere impegnative. L’esposizione delle banche sembra essere forte. Per questo la Banca nazionale ha richiamato più volte l’attenzione sull’evoluzione del mercato. Dovesse veramente scoppiare la bolla, le conseguenze sarebbero molto pesanti: per le banche, per diverse famiglie, per non poche aziende. E anche per le imprese di costruzione: in Ticino va considerato che il ramo della costruzione ha una marcata rilevanza economica (oltre il 10% del PIL cantonale). Ce n’è a sufficienza per essere seriamente preoccupati.

Marina Masoni / Articolo apparso sulla NZZ am Sonntag il 13 luglio 2014 con il titolo ”Platzt im Tessin eine Blase?”

Pubblicato il: 08/07/2014