All’inizio della sessione di giugno delle Camere federali, il Consiglio degli Stati ha rimandato alla sua Commissione dell’economia e dei tributi l’iniziativa popolare “Tassare le eredità milionarie per finanziare la nostra AVS”, lanciata dalla sinistra, dai Verdi e dagli evangelici. L’iniziativa propone di introdurre un’imposta federale sulle successioni e sulle donazioni con un’aliquota unica del 20% sull’importo che eccede la franchigia di 2 milioni di franchi. L’imposta colpirebbe anche i regali superiori ai 20mila franchi per anno. Sarebbero del tutto esentate soltanto le successioni e le donazioni a favore del coniuge o del partner registrato e di persone giuridiche non assoggettate in virtù del loro scopo. I senatori hanno espresso dubbi sull’ammissibilità dell’iniziativa per due questioni: la retroattività (sarebbero colpite le successioni e donazioni intervenute dal 1. gennaio 2012) e la presunta mancanza di unità di materia (l’iniziativa mischia norme tributarie e norme sociali). Sarà difficile che il Parlamento federale impedisca al testo di essere posto in votazione popolare, anche se le obiezioni di natura giuridica sono fondate e il divieto di retroattività è un principio fondamentale. Nel dubbio, nella prassi prevale il diritto del popolo di esprimersi comunque. Oltre alla violazione del principio di retroattività, contro le imposte di successione e donazione, almeno per i gradi di parentela più stretti, ci sono obiezioni di principio che conservano la loro validità, se vogliamo restare in un modello di Stato liberale. Un’imposta di successione e donazione fondata su un’aliquota così elevata è un vero e proprio attentato al diritto di proprietà. A maggior ragione quando, come nel nostro Paese, già sono tassati i redditi e la sostanza. Ma al di là di questo, l’aspetto più urtante dell’iniziativa è la sua impostazione centralistica e antifederalistica. Le competenze dei Cantoni verrebbero calpestate e anzi cancellate da un’imposta che agirebbe come un rullo compressore in tutto il Paese. Tutte le riforme che i Cantoni hanno realizzato su questo fronte della fiscalità, tenendo conto delle loro specificità, verrebbero spazzate via. Il Ticino ha attuato due riforme sull’imposta di successione e donazione: nel 1995 erano stati liberati da questo tributo molto socialista e poco liberale i coniugi; nel 2000 gli ascendenti e i discendenti diretti (in questo secondo caso con una decisione popolare). I prelievi fiscali che vanno a colpire così direttamente il contribuente nei suoi diritti (come detto, in questo caso, quello di proprietà) devono essere lasciati alla competenza dei Cantoni e alla volontà dei cittadini di questi Cantoni, non certo attribuiti allo Stato centrale. Vogliamo difendere il federalismo fiscale competitivo, motore di benessere del nostro Paese?
Marina Masoni
Articolo apparso sulla NZZ am Sonntag il 29 giugno 2914 con il titolo “Angriff auf den Föderalismus”
Pubblicato il: 04/07/2014