Servizio per il settimanale l’Informatore (maggiori informazioni)
- Quali sono gli obiettivi legati alla riqualificazione dell’area del Punto Franco di Stabio compresa tra via Pioppi e via Croce Campagna fino a via Prella?
Lo dice il termine: riqualificare, cioè dare più qualità. Si vuole proprio attuare un salto di qualità, nell’interesse complessivo di tutte le parti e della comunità. L’obiettivo è cogliere le opportunità date dalla nuova stazione ferroviaria e dal miglioramento dei collegamenti coniugando sostenibilità con sviluppo economico flessibile e di valore. Si tratta di immaginare un nuovo comparto che coniughi in modo armonioso nuove abitazioni, spazi commerciali e spazi per il neo-terziario con aree di uso pubblico, mobilità lenta, aree verdi e luoghi di incontro.
- Chi sono i promotori dell’iniziativa e gli attori interessati?
I promotori sono i proprietari del comparto; insieme con loro, gli attori interessati sono innanzitutto la popolazione e il comune di Stabio, ma la proposta pianificatoria è di interesse per tutta la regione, il Mendrisiotto e il Ticino. Stabio è un territorio con tutte le caratteristiche necessarie e richieste dal piano direttore cantonale per l’ubicazione di un polo di sviluppo economico.
- Quali sono le caratteristiche attuali del comparto? Chi lo occupa e quali sono le principali attività che vengono svolte nel perimetro? Qual è la superficie interessata?
Oggi il comparto è in zona artigianale-commerciale, edificabile ed edificata con aziende di questo settore e un terminale intermodale (trasbordo merci camion/ferrovia). E’ un’ampia superficie cui potrebbero essere insediate attività ad alto valore aggiunto, come ricerca e sviluppo, con un netto miglioramento della qualità urbana: la proposta presentata prevede una miscela funzionale che farebbe riscoprire e rivivere il comparto, con spazi accessibili al pubblico, piazze e viali con priorità del traffico lento, ampi spazi interstiziali di qualità. In un’area così riqualificata i residenti potranno riscoprire un luogo attrattivo.
- Quali sono i necessari passi da compiere, a livello pianificatorio, per poter concretizzare la riconversione dell’area?
Il primo passo formale è la modifica del Piano regolatore. Quello finale la licenza di costruzione, anzi le licenze. In mezzo sta tutta la complessità delle procedure stabilite dalla nostra legislazione. Le risparmio l’elenco, che è impressionante e che annoierebbe i lettori. E sicuramente dimenticherei qualcosa.
- In che misura la zona si configura quale ubicazione ideale per un nuovo polo di sviluppo economico?
Stabio ha davvero tutte le caratteristiche necessarie: innanzitutto la presenza della nuova stazione ferroviaria, nodo cruciale in prossimità di tutte le arterie dell’asse Nord-Sud, poi la vicinanza dell’aeroporto internazionale di Malpensa, di Milano e della Lombardia – regione tra le più produttive del continente – e l’appartenenza al sistema svizzero. Aggiungiamo che, sia per la conformazione sia per l’occupazione del territorio, non vi sono molti comparti analoghi disponibili a livello svizzero e ticinese. Il progetto nasce su una zona edificabile ed edificata e non sottrarrebbe nemmeno un metro quadrato di zona verde. Anzi, le parti verdi e gli spazi di qualità aumenterebbero rispetto alla situazione attuale. La nuova configurazione è nettamente migliore.
- Quali potrebbero essere i contenuti della futura Zona Mista? I “famosi” capannoni – dove tradizionalmente vengono svolte attività a basso valore aggiunto – potrebbero trovare un’ubicazione in questo comparto? Qual è la capacità insediativa prevista (in percentuale tra abitazioni e spazi commerciali)?
I contenuti e le percentuali non sono ancora stati definiti; la proposta non è ancora arrivata a questo stadio. La decisione sarà comunque competenza degli enti pianificatori, ossia Comune e Cantone.
- Come si configura l’inserimento di un comparto misto nel tessuto del Comune di Stabio, tra zona residenziale e zona industriale?
Si potrebbe dire che, con la nuova configurazione, tutta quest’area realizza una transizione armoniosa tra la zona residenziale e la zona industriale. Avremmo in altre parole una bella gradualità, anche visiva: non ci sarebbe una frattura, una contrapposizione, tra i luoghi in cui si abita e si vive e i luoghi in cui si lavora e si produce per l’industria, ma una sorta di spazio-ponte di qualità.
- Una volta terminato l’iter pianficatorio, quale sarebbe la tempistica realizzativa? Da dove iniziare?
Per forza di cose si dovrà procedere a una realizzazione a tappe. Ma siamo ancora lontani da quella fase. Abbiamo iniziato a lavorare su questa idea con gli architetti e gli analisti ormai quattro anni or sono. Da quando abbiamo presentato la prima proposta al Comune di Stabio sono trascorsi due anni e mezzo, nei quali gli architetti hanno lavorato con il comune e il pianificatore comunale; ne è nata la proposta che ora presentiamo. Da questi trascorsi possiamo prevedere che l’orizzonte del progetto sia di 20-30 anni.
- L’accento è posto anche sulla qualità dello spazio pubblico: cosa prevede il progetto?
Si tratta di ospitare attività post-industriali integrandole a misura d’uomo, con impronte al suolo degli edifici più ridotte di quelle attuali e di quelle possibili con la pianificazione attuale. Prevediamo spazi verdi accessibili al pubblico, piazze, priorità alla mobilità lenta, nuovi punti di incontro e di dialogo. Direi che è veramente un modo diverso, nuovo in Ticino, ma già sperimentato con successo in diverse parti della Svizzera, di sviluppare una zona così. Ma più delle parole, l’idea è resa bene dall’immagine. Bisogna davvero guardare il rendering per avere la percezione del salto di qualità.
- Di che ordine di investimento possiamo parlare?
Solo per progettazione l’investimento sarà di diversi milioni di franchi. La realizzazione un multiplo. Stiamo parlando veramente di un investimento rilevante. Ma a realizzarlo penseranno i nostri figli o addirittura i nipoti. È proprio un investimento per il futuro.
Pubblicato il: 08/05/2024