Fra dieci giorni (dal 5 al 15 agosto) il Festival internazionale del film di Locarno entrerà nel vivo della sua 68.esima edizione. È il maggiore evento in Ticino, un appuntamento che ogni anno richiama un pubblico straordinario nell’incantevole e suggestiva cornice della piazza Grande. Una rassegna non imitabile da altri in altri luoghi: Locarno è unica. L’anno scorso, in piazza e nelle sale che ospitano rassegne e concorsi, gli spettatori sono stati quasi 170mila. La macchina organizzativa ha assunto dimensioni ragguardevoli, con più di 600 collaboratori. Il budget ha raggiunto i 12 milioni e mezzo di franchi. Grazie ad una gestione oculata, al sostegno degli sponsor privati e dell’ente pubblico, i conti chiudono in pareggio. Il salto di qualità nella gestione dell’evento venne fatto tra il 2000 e il 2001, grazie alla lungimiranza del compianto consigliere di Stato Giuseppe Buffi, scomparso prima di poter vedere concretizzato il suo disegno. Il presidentissimo Marco Solari se ne è fatto carico e con l’entusiasmo e la creatività che tutti gli riconoscono ha pennellato anno dopo anno l’affresco. Conscio dell’importanza culturale, economica e sociale del Festival, il Cantone ha adottato lo strumento del credito quadro quinquennale per assicurare a Locarno la necessaria stabilità nel tempo. L’8 giugno scorso il Gran Consiglio ticinese ha votato il nuovo credito di 14 milioni di franchi per il periodo 2016-2020. Uno studio della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, realizzato sui dati dell’anno 2011 (è annunciato un aggiornamento proprio per l’edizione del 2015), ha quantificato, tra le altre cose, la composizione del pubblico del Festival: l’80% proviene dalla Svizzera, il 20% dall’estero. Più in dettaglio: il 32,3% dalla Svizzera tedesca, il 29,3% dalla Svizzera italiana, il 18,7% dalla Romandia, il 9,3% dall’Italia, il 4,2% dalla Germania, il 3,1% dalla Francia (il resto da altri Paesi). E ogni anno il 20% del pubblico si rinnova: vale a dire che un quinto degli spettatori assiste alle proiezioni per la prima volta. A cosa è dovuta questa vitalità? Cosa attira migliaia e migliaia di persone giovani e meno giovani, esperte e meno esperte in piazza Grande? Sicuramente il fatto che Locarno è il festival della libertà. Con i limiti che l’esercizio della libertà comporta nella nostra società. E anche con gli inevitabili scivoloni o passi falsi. Locarno si nutre anche di questo. Il pubblico del Festival sa che la provocazione, studiata o involontaria, c’è quasi sempre e suscita dibattito, confronto, scontro. Lo abbiamo visto l’anno scorso con il caso Polanski. Ma è qui la forza del Festival: la libertà di proporre, anche di provocare, di sconcertare, di farsi criticare. Sempre, comunque, con l’occhio attento alla qualità. Arte e libertà, perché arte è libertà.
Marina Masoni / Articolo apparso sulla NZZ am Sonntag il 26 luglio 2015 con il titolo “Gelebte Freiheit in Locarno”
Pubblicato il: 17/08/2015