Il motore economico del cantone è in affanno. La constatazione deve preoccupare tutti noi, luganesi e cittadini del Ticino intero. Al di là delle rivalità tra Sopra e Sottoceneri, occorre essere consapevoli che una Lugano in difficoltà è un problema cantonale, non solo comunale. Gli equilibri regionali ne risentono, i meccanismi perequativi sono sotto pressione, la forza trainante del polo diminuisce, la capacità progettuale è frenata. Per la prima volta, nel 2012 la Città si è trovata in autofinanziamento negativo, ha fatto cioè investimenti in opere pubbliche senza finanziarne nemmeno un franco con mezzi propri e ha dovuto fare debiti anche per pagare una parte (piccola) delle spese correnti. Le uscite aumentano troppo, le entrate seguono a distanza. Il divario tra il moltiplicatore politico e quello aritmetico fa venire le vertigini. Il debito pubblico veleggia oltre il mezzo miliardo di franchi. La nuova legislatura, limitata a tre anni, è quindi un passaggio delicatissimo. Non ci sono scappatoie: la Città deve fare i conti con i suoi conti che non tornano, altrimenti visioni e progetti per il futuro restano sogni nel cassetto. Ha fatto il passo più lungo della gamba e adesso rischia un brutto ruzzolone. Il patto Giudici/Bignasca, che con lungimiranza ha edificato la Lugano grande e universitaria, ha meriti indiscussi. Bisogna però ammettere che ha pesato molto negli ultimi anni sui conti della Città. Al legislativo e ai partiti sono tuttavia mancati il coraggio e la capacità di dire che così non si poteva andare avanti. Lo hanno detto gli elettori. È presto per giudicare il nuovo corso, tutto veramente in salita.

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Marina Masoni / 04.04.2014

Riflessione apparsa sul Corriere del Ticino il 14 aprile 2014 nel servizio “Viaggio nelle Città” dedicato a Lugano

Pubblicato il: 04/04/2014