Questi anni turbolenti hanno un segno caratteristico: gli umori popolari percepiscono ed esprimono una realtà diversa dalla realtà misurata oggettivamente. L’affermazione è forte, certo: per chi oggi vive nelle difficoltà e nella precarietà potrebbe anche apparire offensiva. Però è una constatazione che possiamo fare quasi sistematicamente quando prendiamo conoscenza da un lato dei dati che misurano, appunto, la realtà, tutta la realtà nel suo insieme, dall’altro alto dei casi singoli che colpiscono le nostre emozioni. Da alcuni anni in Ticino è ad esempio diffusa la convinzione che i salari siano in forte diminuzione. La causa indicata in modo praticamente unanime è la libera circolazione delle persone introdotta il 1. giugno 2002 con l’entrata in vigore degli Accordi bilaterali e applicata gradualmente. Dalla stampa apprendiamo sempre più spesso notizie di singoli datori di lavoro che versano stipendi molto bassi, perfino inferiori al minimo vitale riconosciuto dall’assistenza sociale. I sindacati li denunciano, giustamente, con grande enfasi. Sono casi disdicevoli, da condannare: denotano qua e là un cedimento del mercato del lavoro verso trattamenti salariali poco degni della nostra società. Ma la tendenza generale non è questa. Almeno non lo è stata fino al 2012. I dati più aggiornati sui salari sono purtroppo fermi a quell’anno. Quelli del 2014 saranno disponibili solo l’anno prossimo. Si tratta dei dati della Rilevazione svizzera della struttura dei salari (Schweizerische Lohnstrukturerhebung), raccolti ogni due anni dall’Ufficio federale di statistica a partire dal 2002. Dieci anni (2002-2012) di osservazione e di misurazione sono un bel periodo: dall’ultimo anno prima dell’applicazione dei Bilaterali, alla ripresa economica fino al 2008, alla crisi del 2008-2009, al periodo più recente. Prendiamoli pure con tutte le cautele del caso: sono tuttavia dati affidabili. Cosa ci dicono per il Ticino? Il salario lordo mensile mediano (quello che divide in due parti uguali tutti i salariati) era di 4’658 franchi nel 2002 e di 5’091 franchi nel 2012. C’è stato un aumento del 9,3%. Il dato del 2002 include sia il settore pubblico sia quello privato, il dato del 2012 include solo il settore privato, quindi è verosimile che l’aumento sia stato superiore. Ma non badiamo ai dettagli: guardiamo alla tendenza. Non è una tendenza al ribasso. Lo stesso salario per i frontalieri in Ticino è passato da 4’135 franchi nel 2002 a 4’393 nel 2012. Quindi, nemmeno il forte aumento del numero dei frontalieri ha comportato una diminuzione delle loro remunerazioni. Senza i Bilaterali gli stipendi sarebbero aumentati di più? Non possiamo saperlo. Attendiamo, come detto, i dati del 2014. Quanto però abbiamo potuto misurare ci dice che non c’è stata una involuzione generalizzata. Molti sono convinti di sì, le cifre dicono di no. Stranezze di questi tempi turbolenti.

Marina Masoni
Articolo apparso sulla NZZ am Sonntag il 12 luglio 2015 con il titolo “Gefühlte Lohneinbussen”

Pubblicato il: 17/07/2015