Tutti i media hanno commentato il congresso pre-elettorale del Partito liberale radicale ticinese mettendo in evidenza la mancata partecipazione di molti esponenti dell’ala liberale. È un dato oggettivo, reso anche dalle immagini che hanno mostrato ampi spazi vuoti al Palazzetto Fevi di Locarno.
Ci sono disagio e malessere nel PLRT. È comprensibile che la dirigenza si appelli all’unità del partito e al rischio della perdita di uno dei tre seggi conquistati quattro anni fa in Consiglio nazionale. L’unità del partito va tuttavia praticata e non solo proclamata e invocata a intermittenza. Parlando con molti cittadini che in passato hanno votato PLRT, si percepisce che i cosiddetti interessi superiori del partito non sono più una motivazione accettata per votare scheda liberale radicale.
Il disagio e il malessere vanno oltre la distinzione fra liberali e radicali e hanno poco a che vedere con la schematizzazione geografica che tende a identificare – erroneamente – l’ala liberale con l’area luganese. Sono dovuti invece al progressivo venir meno all’interno del partito della capacità e della volontà di confrontarsi sul piano delle idee e delle proposte. Vi sono esponenti liberali e radicali, sottocenerini e sopracenerini che, pur avendo visioni diverse del liberalismo e opinioni divergenti sul come affrontare e risolvere determinati problemi del nostro Paese, si ritrovano fortemente concordi sulla questione di metodo e non sono disposti a cancellare con un colpo di spugna mesi di attacchi personali.
Il rispetto della persona e il rifiuto della denigrazione, il primato dei fatti contro l’inganno della menzogna, l’informazione corretta in alternativa alla disinformazione, la parità di trattamento quale garanzia di equità al posto della logica furbesca dei due pesi e delle due misure, il dibattito civile sottratto all’inciviltà dei pregiudizi e delle chiusure dogmatiche, il giudizio sereno e spassionato anziché il furore forcaiolo di chi vuol fare piazza pulita, magari con la coscienza sporca e senza sentir le ragioni altrui: questi sono i principi e i valori che molti cittadini di idee liberali e radicali hanno vissuto come pesantemente calpestati nell’ultimo anno e mezzo anche all’interno del PLRT.
Lo spessore e il peso di questi principi e valori non si lasciano comprimere dal richiamo generico e vuoto agli “interessi superiori del partito”. Ci sono principi e valori che per molti liberali e per molti radicali sono superiori – e di gran lunga – agli interessi “superiori” del partito.
È, questo, un sentire diffuso nella base liberale radicale e ancor più nelle persone che non sono militanti né simpatizzanti del PLRT, ma che in passato hanno votato liberale radicale per le idee e le proposte sostenute dal partito e per il modo in cui idee e proposte sono state promosse dal partito. Questa è la vera frattura con cui il PLRT si trova oggi confrontato. Chi si limita a parlare di rancore e rivalsa non coglie una realtà ben più profonda. È una frattura seria, preoccupante, che avrà certamente ripercussioni sul voto di ottobre, ma che si proietta a più lungo termine.
Non c’è quindi solo un’area liberale che si sente oggi non rappresentata dal profilo dei contenuti programmatici e dei candidati; ci sono anche non pochi radicali e molti cittadini del Sopra e del Sottoceneri che orienteranno altrove il loro voto perché non accettano che in un partito ispirato al liberalismo prevalgano certi metodi che con il liberalismo non hanno niente in comune. Ridare rappresentanza a questo elettorato è la sfida dei prossimi anni non solo nel PLRT. Un compito che è tanto impegnativo quanto può essere motivante se affrontato con spirito e metodo autenticamente liberali.
Marina Masoni
24 settembre 2007
Pubblicato il: 24/09/2007