I risultati delle elezioni cantonali in Ticino sono già stati ampiamente commentati. C’è tuttavia un punto sul quale non ci si è soffermati molto. È la domanda che discende dall’avanzata dei due maggiori partiti (la Lega dei Ticinesi e il Partito liberale radicale): verso quale sbocco porta questa tendenza? Ricordiamo brevemente i numeri. Consiglio di Stato: nel 2011 la Lega, con il sostegno dell’UDC, aveva il 25,9%; il 19 aprile la Lega da sola ha ottenuto il 23,6%, l’UDC, alleata con Arealiberale e UDF, il 3,6%. Il PLR è cresciuto dal 22% al 23%. Gran Consiglio: la Lega è passata dal 19,6% al 20,6%; il PLR dal 21,3% al 22,3%. Nel Consiglio di Stato di cinque membri, la Lega ha due seggi e il PLR uno. Nel Gran Consiglio di 90 deputati, la Lega ha 22 seggi e il PLR 24. Gli altri partiti hanno perso: popolari democratici e socialisti (che sono rappresentati nel Governo), verdi e UDC (che sono all’opposizione). Volendo, Lega e PLR potrebbero governare insieme, poiché, insieme, hanno la maggioranza assoluta sia nell’Esecutivo, sia nel Legislativo. Escono tuttavia da una campagna elettorale che è vissuta proprio sullo scontro, a volte molto duro, tra di loro e tra i loro candidati. Hanno una filosofia politica diversa, una storia diversissima, un metodo diverso. Su alcuni problemi del Ticino e su alcuni obiettivi sono però in sintonia. Per esempio sull’esigenza di rendere il cantone più concorrenziale dal profilo fiscale, ma anche su quella di sostenere il lavoro per la popolazione residente e sulla disdetta dell’accordo con l’Italia relativo ai frontalieri. Oppure sulla sicurezza contro una criminalità che agisce soprattutto nel Mendrisiotto. E ancora sui grandi nodi da sciogliere per il traffico (autostrada da Lugano verso la frontiera, raddoppio della galleria del San Gottardo). In parte anche sul risanamento delle finanze cantonali. Lega e PLR più forti, altri partiti più deboli: quale sbocco può dunque avere questa tendenza? Due varianti: a) o, appunto, Lega e PLR diventano l’asse portante della politica governativa per il nuovo quadriennio, con il consenso o meno degli altri partiti; b) o, all’opposto, Lega e PLR non si mettono d’accordo e danno vita a un bipolarismo politico caratterizzato da una accesa e continua competizione, cercando l’appoggio chi dell’uno chi dell’altro partito di governo (PPD e PS) e dell’opposizione (Verdi e UDC). In entrambe le varianti, il Ticino tenderebbe verso una logica da sistema maggioritario, forzando le maglie del sistema proporzionale consociativo. Forse in questa nuova legislatura, oltre ai problemi sopra elencati, i partiti affronteranno questo dossier. Una riforma che oggi sembra più necessaria che mai.
Marina Masoni
Articolo apparso sulla NZZ am Sonntag il 3 maggio 2015, con il titolo “Tessin vor der Zeitwende”
Pubblicato il: 08/05/2015